Lo Smart Working per Giusy
Sono Giusy e anche io, come altri colleghi, ho avuto modo di testare la modalità del lavoro agile o come si dice in inglese di lavorare in Smart Working. Nella Virtual Coop coordino la Redazione del Magazine Online Buone Notizie Bologna e questa attività, fortunatamente, può essere svolta anche e soprattutto da remoto.
Il mio uso dello Smart Working non è in realtà legato più di tanto al problema della pandemia da Covid-19 ma di più perché la mia salute, spesso instabile a causa di una patologia cronica autoimmune, mi costringe a lunghi periodi di stop forzato tra le quattro mura di casa.
Anche per me lo Smart Working ha vari aspetti e punti di forza ma altrettanti punti di debolezza nel senso che, come in tutte le cose, spesso ci sono due facce nella stessa medaglia.
Come altri colleghi con difficoltà motorie importanti poter lavorare da casa significa una diversa organizzazione della giornata e soprattutto non dover sentire dolori, nel mio caso ossei, nel momento di lavarsi, vestirsi, spostarsi con i mezzi, ecc.
L’aspetto, invece, meno edificante di questa modalità lavorativa è che, come spiegava il collega Giacomo, a casa poi bisogna fare i conti con le persone con le quali si convive che non sempre capiscono che si sta portando avanti una mansione importante.
In conclusione, lo Smart Working è sicuramente una buona opportunità per noi disabili ma non solo, questa soluzione ci permette di poter portare avanti la nostra attività lavorativa evitando molteplici ostacoli ed i periodi grigi della propria vita ma certo vedersi vis-à-vis tra colleghi manca all’operatività.